Bruciapelo Il lampo di bronzo

Gran Siepi di Capannelle 15 Febbraio 2009

0 1.998

Bruciapelo è un campione, uno di quelli veri e Il destino di un campione è quello di vincere per dimostrare che il Talento ha fatto la scelta giusta.

– Guardalo lì come è felice! – L’uomo mise il braccio intorno al collo all’altro che gli era vicino.
Entrambi erano seduti su una staccionata nel tardo pomeriggio di un giorno d’inverno.
Il cielo romano era stato spazzato via dalla tramontana nei giorni precedenti ed ora splendeva d’azzurro e arancio. Il freddo si stava pian piano mitigando. Il clima pungente comunque costringeva alla massima attenzione perché il giorno dopo ci sarebbe stato un appuntamento di quelli che non si potevano fallire.

L’uomo si mise la mano sugli occhi come una visiera per proteggersi dal sole e guardare meglio suo figlio di quattro anni che rideva in groppa al suo cavallo, trainato dal nonno. Il quadro era pieno di gioia spontanea, quella che ha il potere di alleggerire il cuore da ogni affanno, vero o futile che sia.

– Pensi che dovremmo coprirlo? – Chiese l’altro uomo, più interessato all’animale che al bambino.
– Facciamolo sgambare ancora un po’… Abbiamo lavorato tanto per portarlo fin qui. Tu come ti senti Andrea?
– Sono teso, non te lo nego Fabio. Non ho mai corso un Gruppo 1. La distanza è lunga la concentrazione è più intensa da tenere e il ritmo diverso. Se fosse stato sui tre e quattro avremmo sicuramente vinto ne sono certo…
Fabio rise.
– Mi sembri una signorina al ballo delle debuttanti.
Continuava a tenere gli occhi puntati sul figlio, era così bello.
Il cavallo nitrì ad accompagnare la carica del bambino e i sorrisi del nonno che lo teneva per la briglia.
– Sei pronto e lui è pronto. Ne ha fallite due per colpa mia, ho voluto anticipare i tempi. Ma questa volta no. Lui ti rispetta e ti vuole bene. Lascialo fare, è maturo, è il suo momento. E pensare che nemmeno doveva nascere…
– Questa storia me l’hai sempre accennata ma mai raccontata. – Disse Andrea come fosse un invito, un’imbeccata data all’amico.
– Già. Papààà, Matteoo, dai… rientrate che è tardi e fa freddo! Piero mi raccomando, togli la sella e subito la coperta. – Ordinò Fabio. Poi riprese abbottonandosi la giacca, il sole era tramontato.
– Era una notte buia e tempestosa…
– Ma vaaa che scemo. – Lo interruppe Andrea pensando che l’amico lo stesse prendendo in giro.
– Dico sul serio. – Riprese Fabio ridendo. – Pioveva da cani e io avevo la mia fattrice, Sequin Lady pronta. Avevo preso appuntamento con un allevatore romano per farla accoppiare con Young Woodley…
– Ma chi? Il padre di Ribeira Brava? – Chiese Andrea. Fabio annuì. – Sembriamo i protagonisti di Febbre da Cavallo. Ma chi Marco Polo? Figlio di Maria Antonietta e Piripicchio? – Si misero a ridere entrambi.
– Vai Pomà, vai cor Tango!
– Dai vai avanti che mi ammalo e domani non corro. – Minacciò Andrea mentre ancora rideva ricordandosi la scena del film di Steno con Proietti e Montesano ambientato proprio nell’ambiente degli ippodromi.
– Comunque lo stallone non era disponibile, era malto e noi stavamo perdendo tempo. Mio padre si ricordò di un suo vecchio amico che con le corse non c’entrava nulla. Lo chiamò e chiese se era ancora appassionato e se per caso avesse uno stallone disponibile. L’amico disse di si e che si sarebbe mosso subito da Biella.
– Da Biella??? – Chiese Andrea incredulo.
– Te l’ho detto… era una notte buia e tempestosa… – Sorrise Fabio, ripensando a quella notte. – Comunque arrivano giù a Roma il mattino seguente. Roi Danzing non era per niente nervoso e fece il suo dovere. Lo fece parecchio bene visto il risultato. Bruciapelo ci mise poco a nascere, fu un parto velocissimo ecco perché l’ho chiamato così. Quando ancora tu non c’eri in scuderia era Gianluca che lo montava. Fu un allenamento lungo e snervante per formarlo. Ho aspettato sei mesi prima di farlo correre sul breve. Lo allenavo per i mille e otto, ma lo feci debuttare sui mille e sette. Mio padre era dubbioso dopo la prima corsa, ma io no.

Ora Fabio guardava lontano, oltre la sera che avanzava, perso nei ricordi e nell’amore che aveva per quel cavallo.

– Lo vedevo, lo sentivo che era un campione. Si muoveva agile, un guizzo sulla pista. Un po’ mingherlino, carente di massa, ma era solo una questione di tempo. All’esordio aveva fatto uno e cinquantasette, il vincitore uno e quarantanove. La seconda corsa lo provai sui duemila e cento mi fece due e ventuno, poi ancora sui mille e otto fece uno e cinquantacinque perse con la distanza di un muso. A Napoli arrivò secondo per un niente sui duemila, due e quattordici. A quel punto anche mio padre si convinse. Bisognava aspettare i quattro anni per vederlo al meglio. Ma mi ha stupito ancora e quando a Napoli a luglio del duemilasei ha vinto sui due e otto con un terreno duro ho avuto l’intuizione di passare alle siepi. D’inverno non lo ferma nessuno e questo lo sai…
– Papaaaaaaa! – Matteo corse ad abbracciare il padre che lo sollevò da terra e lo fece volare riprendendolo al volo.
– Lo sai papà? Nonno dice che io a Bruciapelo piaccio tanto. Lui è mio amico. – Disse il bimbo felice.
– Ah si? Il nonno dice così. E Bruciapelo invece? Lui cosa dice? – Chiese il padre sorridente.
– Lui dice hiiiiiiiiiiiiiiiii – fece Matteo cercando di imitare il nitrito del cavallo. I due uomini risero.
– Eh allora anche lui dice che sei suo amico. – Esclamò Fabio come se avesse tradotto il verso per il figlio.
– Ma domani lo presti ad Andrea per la corsa?
– Va bene si, glielo presto però solo per la corsa. Poi quando sarò grande lo cavalco io vero?
– Ah beh direi proprio di sì. – Confermò il fantino. – Io sono un po’ stanco Matteo, vedi di sbrigarti. – e gli accarezzò la testa. Intanto anche l’anziano nonno aveva raggiunto il gruppetto.
– Buona sera Giulio.- Salutò Andrea. -Stavo scambiando due parole con il mio futuro sostituto.
– Eh il monello qui ha stoffa diventerà bravo.
– Che dici papà ce la facciamo domani? – Chiese Fabio. In cuor suo ne era convinto ma c’è un’età in cui il confronto con il proprio padre diventa pari e si apprezzano le sfumature dell’esperienza che invece, da adolescenti, sembrano linee marcate e saccenti.
– Vince sicuramente! Io raramente ho visto un cavallo progredire come ha fatto Bruciapelo. Ed è tutto merito tuo, hai fatto un lavoro splendido Fabio, io lo avrei abbandonato ai due anni, tu invece ci hai visto giusto. Bravo. Non ci sono avversari per lui. Forse Paracchini, ma nell’allungo lo batte. Quanto siamo quotati? – Chiese Giulio per vedere che valutazione davano i bookmakers al loro cavallo.
– Cinque e sedici. – Rispose prontamente Andrea. – Ma di sicuro è colpa mia, il debuttante sono io.
– Sì in effetti è colpa tua… – disse scherzosamente Giulio e poi lo abbracciò sorridendo. Lo aveva voluto lui Andrea in scuderia perché era uno con novecentoventisei corse alle spalle e perché sapeva montare i campioni, li rispettava e soprattutto li rispettava in gara, riconoscendo i segnali dell’animale e fidandosi spesso dell’istinto del cavallo.
– Beh ora andiamo a casa altrimenti mogli e fidanzate ci menano… Passare San Valentino in una scuderia non è il massimo. – Sentenziò Fabio. Poi pese per mano il figlioletto e si diresse verso la rimessa.

Andò al box si Bruciapelo che, rilassato, mangiava e scuoteva la coda. C’era silenzio e anche il traffico dell’Appia, in quel luogo, appariva lontano e remoto.
– Ciao bello! – Esclamò Fabio salutando il cavallo. Matteo lo guardava con occhi pieni di meraviglia e in silenzio.
– Mio figlio, qui, dice che sei suo amico e gli vuoi bene. – Il cavallo di  rimando, quasi avesse capito, smise di mangiare e nitrì.
– Ah allora è vero! – E guardò il bambino che stava ridendo felice.
– Che ti avevo detto papà?
– Bene guarda che il tuo amico domani ti verrà a vedere, tu fai quello che sai fare e abbi cura di Andrea. Ti ho fatto nascere io e anche io ti voglio bene.

L’uomo e il cavallo avvicinarono le teste per salutarsi.

 

La domenica pomeriggio il sole era meraviglioso. Un arancio intenso che avvolgeva. Andrea si avviò verso il tondino dove Fabio stava facendo passeggiare Bruciapelo insieme agli altri concorrenti. Appena lo vide rimase come rapito. Il sole faceva brillare il bronzo del mantello, era meraviglioso e solo lui sapeva quale emozione si provasse a corre su quel lampo. La coda e la criniera pettinate, i muscoli tesi a dovere. Andrea ne convenne, Bruciapelo era nato per quello.

La Gran Siepi di Roma era una corsa leggendaria, citata anche da Federico Fellini in un film. La corsa più antica che una volta vedeva sfidarsi le scuole italiana e francese. Una sfida che aveva origini nella metà dell’ottocento. Insomma vincerla era un biglietto da visita per la gloria. Bruciapelo ci arrivava dopo una trafila di tre anni fatta di scalate continue e vittorie che gli avevano dato il diritto di partecipare. Un vincente doveva primeggiare in una corsa come quella per avere la consacrazione assoluta.

Fabio aiutò Andrea a montare e ora cavallo e fantino erano una cosa sola. All’improvviso, guardandoli, tutto il resto perse di significato. Le autorità, i giornalisti, i vip e tutto il resto. Quei due erano perfetti.

Troppa gente. L’aria è fresca come piace a me. La respiro e mi sento bene. Ecco Matteo adesso che passo lì vicino lo saluto. Quanto mi piace questo bimbo, lo faccio ridere tanto e anche io mi diverto. Ecco che mi abbraccia. Sì piccolo anche io ti voglio bene. Andrea sta proprio bene con questa casacca a rombi eh si siamo belli e adesso è ora di vincere. E’ inutile che vi preparate, è inutile, oggi vinco io. Ecco in nastri di partenza ci siamo, finalmente si corre non ne posso più di passeggiate e parate… La campanella… dai! Si va!

 Vediamo quanto sono veloci, spingo. Ecco la prima curva, facciamoci vedere, passo in testa. Speriamo che Andrea non mi tiri la briglia, mi sto solo scaldando amico. Ah che bella giornata, che bel sole. Quando mi colpisce mi sento ancora più forte. Il tepore mi piace proprio. Bene faccio le siepi in testa e poi prima della curva ce li faccio credere. Uno… due… tre… sono anche morbide bene. Il prato è duro ma non mi da fastidio. Ok ora rallento che la pista è lunga. Ehi però quello sulla destra va veloce… si, si amico corri, non andrai lontano. Siepe. Ecco Matteo che mi saluta… Siepe. Ci siamo, si ho capito Andrea, ho capito! Non c’è bisogno che mi frusti! Si, sono in tre. Due a destra e uno a sinistra, mi prendo il centro della pista è mio!

Vai altre tre siepi poi la curva e da lì accelero. Una… Due…Tre…

Fabio osservava la corsa accanto al padre e a suo figlio, tre generazioni con una sola passione. Il lavoro di anni si giocava in cinque minuti scarsi. Tanta pazienza e fatica, tante giornate storte e allenamenti durissimi per il cavallo, per lui. Eppure ora vederlo lì, volare come un lampo di bronzo nel tramonto romano, ripagava di tutto. Dai primi passi alla corsa erano andati insieme in simbiosi e lui aveva fiducia nel suo amico.

Bruciapelo ed Andrea avevano seguito la tattica alla perfezione. Ora era il momento decisivo e Fabio strinse il braccio del padre e Giulio quello del figlio. Bruciapelo aveva accelerato e recuperava sul terzo mancavano ottocento metri e due siepi.

E il primo è andato. Sorpasso il secondo prima dell’ultima siepe e poi vengo a prenderti. Eccola… Ah hai rallentato sei mio. Due. Manchi solo tu con quella ridicola mascherina paraocchi… così non mi vedrai arrivare quando ti supero.

– Dai amico, dai! Ok non ti frusto. Vai! Sei bravissimo. Una corsa meravigliosa da vero campione. Quello non ne ha più è nostro. Lo pigliamo ecco la coda! lo passiamo subito dopo il salto. Sono a mezzo busto. Poi restano duecento metri e non lo vediamo proprio. Dai amico! Dai. Ecco la siepe…

…Andrea perché? E’ troppo presto… ok salto…

Mi piace quando Matteo mi sta in sella e il nonno mi conduce. Matteo non vuole che io corra o che vada piano o altro, vuole solo stare con me e io voglio stare con lui. Diventerà un bravo allenatore come suo padre. Fabio a volte è duro ma lo sento che mi vuole bene. Se vado veloce lo devo a lui. Mi ha insegnato tutto. Me lo ricordo come piangeva alla prima vittoria. Piangevo anche io perché vincere è bello ma è dura, durissima. Ora lo so di essere forte, ma non mi interessa a me interessa essere la felicità di qualcuno e che qualcuno sia la felicità per me come succede con Matteo. C’è niente di più bello al mondo? Non come questo buio…

                                                                                        (Bruciapelo 22/04/2003 – Roma, Capannelle 15/02/2009)

Questo mio racconto fa parte di E vissero… sconfitti e vincenti (Pindaro Eventi – Macerata 2017)

(Visited 220 times, 1 visits today)
Comments
Carico Commenti...