Rocky Marciano, The Brockton Blockbuster.

0 10.082

Era tarchiato, lento, e tecnicamente grezzo, con un allungo inferiore alla media dei Pesi Massimi, ma nessuno è mai riuscito a batterlo.
Rocco Marchegiano aveva un destro micidiale e una grinta ancora più forte.

Se passi di lì, se ci passi davanti, una foto è d’obbligo. Non si discute. Come se passassi davanti al Duomo a Milano, o al Colosseo a Roma, o alla Torre Eiffel. Perché la statua che t’accoglie all’ingresso di Ripa Teatina non è solo un bronzo che raffigura un pugile. E’ simbolo di storia, tradizione, cultura, identità. Che nessuno si sorprenda, però: perché la statua in questione è quella di Rocky Marciano, il campione dei pesi massimi che concluse imbattuto la sua carriera, con 49 vittorie su altrettanti incontri (43 k.o.!), simbolo di questo paese di poco più di quattromila abitanti stretto tra Chieti e il mare d’Abruzzo,  vero e proprio “borgo della boxe” mondiale.

Storia di migranti

E’ il 28 marzo 1912 quando il “Canada”, vapore francese varato appena un anno prima, sbarca ad Ellis Island i 1800 migranti italiani partiti da Napoli 14 giorni prima, che ne hanno gonfiato la pancia e la terza classe. Tra di loro anche il 17enne Querino Marchegiano, insieme ad altri quattro ragazzi, tutti di Ripa Teatina. Appena 24 i dollari in tasca del giovanotto, ma la sua fortuna Querino ce l’ha nelle mani: sa scrivere e leggere (abilità rara, tra i suoi compagni di viaggio, ed è un bravo calzolaio. Il mestiere è sinonimo della destinazione, nell’America di quel tempo: l’Ufficio Immigrazione lo spedisce a Brockton, Massachusetts, a lavorare in una fabbrica di scarpe. E lì che poco dopo incontrerà quella che nel 1921 diventerà la sua sposa, cioè Pasqualina Picciuto, sbarcata a Ellis Island il 4 novembre 1916 da San Bartolomeo in Gualdo, paesino del beneventano. Sono loro i genitori di Rocco Francis Marchegiano. È il 1 settembre 1923 quando a Brockton viene alla luce un pargolo che riscriverà la storia del pugilato.

Fenomeno

 “Ho un tipo piccolo, dalle spalle curve, con due piedi sinistri, ma con un cazzotto micidiale”: così Charlie Goldman, il celebre allenatore, descrisse al suo aiutante Angelo Dundee (futuro manager di Alì) quel pugile italo-americano basso (178 cm) e leggero (poco più di 83 Kg), che cambiò la storia della boxe nella categoria più prestigiosa, i pesi massimi, conquistando il titolo mondiale nel 1952 contro Walcott, e battendo tutti i più grandi del suo tempo (Joe Louis, Ezzard Charles, Archie Moore). E proprio quei pugni, e quel fisico gladiatorio sono raffigurati dalla statua del campione che accoglie i visitatori a Ripa Teatina:” Marciano è un figlio e un emblema di questa comunità – sottolinea il sindaco Ignazio Rucci – che non a caso lo ricorda anche con un premio a lui intitolato, ormai giunto alla 13esima edizione, e anche con un festival della cultura sportiva, che da due anni arricchisce di eventi, incontri, dibattiti sullo sport l’estate ripese. E stiamo già lavorando per la terza edizione, dal 17 al 22 luglio di quest’anno”. Ebbe modo di provarlo di persona, l’affetto dei ripesi, Rocky, quando venne nel 1964 in visita al borgo paterno: il ‘re della porchetta’, Antonio Bucci, ne preparò una dedicata proprio al campione, che la accompagnò con maccheroni alla chitarra e sagne e fagioli. Il tutto, bagnato da buon vino ripese. E proprio un vino, il “Rocky Marciano”, è stato lanciato dalla Cantina di Ripa Teatina: un Montepulciano d’Abruzzo pronto a giocarsi il suo match soprattutto sulle tavole d’Oltreoceano.

L’altro Rocky

Ma basta fare pochi passi nel cuore di Ripa, lungo il corso principale che porta all’antica Porta Gabella e alla sua torre difensiva, prima di sfociare sulla piazza che ospita il cinquecentesco  convento francescano, per imbattersi nella memoria dell’ “altro” Rocky di Ripa, quel Mattioli che anzi, rispetto a Marciano, è ancor più autenticamente ripese, essendo qui nato il 20 luglio 1953, prima di emigrare in Australia all’età di 6 anni. Con l’illustre predecessore Mattioli condivideva la pesantezza  del pugno, ben esemplificata dai 52 k.o. nei  65 incontri vinti (sui 74 disputati in totale). E, come Marciano, anche Mattioli (che ora vive a Milano in una piccola abitazione-museo che ne racconta vita e carriera9, ha conquistato la cintura mondiale, nei superwelter, il 6 agosto 1977, battendo a Berlino per ko alla quinta ripresa il padrone di casa Dagge. La ricorrenza del quarantennale di quel trionfo non è sfuggita ai ripesi, che hanno voluto omaggiare Mattioli di un riconoscimento ad hoc in occasione del Premio Marciano. “Cosa è per me Ripa? E’ la mia vera casa – confessa oggi il 64enne campione,  nel suo inconfondibile slang italo-australiano -. Qui ho lasciato il cuore, qui ho festeggiato la vittoria nel mondiale, allora come adesso. Io come Marciano? Lui era un mito, ma anche io avevo il pugno pesante…”, ci dice strizzando l’occhio e mimando un jab destro.

Il terzo Rocky

Quasi inevitabile che a cantare le gesta dei due campioni delle 12 corde del ‘borgo dei pugili’ fosse un altro, ennesimo, Rocky. Orlando ‘Rocky’ Giuliano è il decano del giornalismo pugilistico italiano, avendo da poco celebrato i 50 anni di carriera. Tra la sua penna e i miti di Ripa Teatina si è creato un legame profondo, viscerale, intenso. E’ stato lui ha narrare l’epopea di Marciano nello splendido “Rocky Marciano – The King”, edito dalla Libreria dello Sport nel 2015; e sempre Giuliano – tra i pochi giornalisti italiani presenti allora a Berlino – raccontò sulle colonne de “Il Giorno” la vittoria mondiale di Mattioli su Dagge:” Che notte, quella berlinese – ricorda ancora oggi -: dopo il successo di Mattioli, il manager di Dagge, tale Zeller, per la delusione della sconfitta  annullò il party post-match. Ci avventurammo così tra le vie di Berlino e solo all’alba trovammo un ristoratore italiano disposto ad aprire il suo locale per sfamare il neo-campione del mondo e il resto della sua compagnia, tra cui il sottoscritto!”. Questo legame a doppio filo con Ripa Teatina e i suoi miti del ring è valso a Giuliano il conferimento, nel 2016, della cittadinanza onoraria. Un’eredità, quella pugilistica, che la cittadina in provincia di Chieti vuole continuare a valorizzare anche in chiave culturale e turistica:”Il premio e il Festival della cultura sportiva dedicati a Rocky Marciano stanno crescendo anno dopo anno – sottolinea Gianluca Palladinetti, assessore con le deleghe allo sport e all’urbanistica – e stanno dando a Ripa una nuova visibilità e nuove prospettive di crescita. Sono convinto che i “nostri” Rocky sono un patrimonio di tutto lo sport italiano, e come tali devono essere valorizzati”.


Dario Ricci è una delle principali “voci” di Radio 24, in onda ogni domenica con il suo programma Olympia, dove racconta momenti indelebili della storia dello sport accompagnato dal prof Stefano Tirelli, docente di tecniche sportive complementari alla Cattolica di Milano.

Curatore del Festival Rocky Marciano che da anni premia gli sportivi abruzzesi e presenta le storie di sport in maniera coinvolgente a partire dalle scuole per sottolinearne il valore culturale.  

Adesso è in libreria con due opere:

cuore di cobraCUORE DI COBRA
Riccardo Riccò – Dario Ricci

Piemme Edizioni

Racconto il ciclismo, sperando che la verità, che non può cambiare ciò che è stato, possa almeno contribuire a cambiare ciò che sarà

 

 

 

 

Oro BiancoORO BIANCO
Gianmario Bonzi  – Dario Ricci

Infinito Edizioni

Tante le vicende, i segreti, gli episodi inediti che questo libro narra e ripercorre, dando nuova voce ai campioni azzurri degli sport invernali, dando vita a “un grande viaggio attraverso la storia dei Giochi” 

(Visited 2.746 times, 1 visits today)
Comments
Carico Commenti...