“I fallimenti sono le persone che non scendono mai dai loro culi. Chiunque abbia un tentativo è un successo”
Michael Thomas Edwards
1974 – Italia, gita scolastica
Per non cadere devi buttarti in avanti
Vacanza con la scuola fra le baite nelle dolomiti italiane. Il silenzio rotto dalle urla di bambini entusiasti per la sensazione di leggerezza e per la paura di scivolare sulla neve con gli sci.
La postura contro natura per evitare di cadere, la discesa lunga e ripida. Istintivamente porto il corpo indietro e puntualmente cado, mi rialzo e cado, mi rialzo e cado! Poi ho capito, per non cadere più devo buttarmi col corpo verso valle, in avanti. Ancora non ero consapevole che sarebbe diventata la mia filosofia di vita.
1976 – Gran Bretagna, Cheltenham
Non esistono montagne che non possano essere scalate
Tornando da scuola, accompagnato dalla mia voglia di sciare, un manifesto cattura la mia attenzione:”chi lo dice che in Gran Bretagna non si possa sciare? Non esistono montagne che possano fermare i sogni! Vieni a Gloucester, c’è una pista artificiale che ti aspetta!” inizio a correre più veloce che posso per tornare a casa, spalanco la porta e urlo a mia madre che deve assolutamente portarmi lì.
Mia madre, gira lo stufato. Annusa il profumo di quel sugo che sa di casa, di infanzia, mi sorride allargando leggermente un angolo della bocca, in quel modo in cui lo fanno le persone che ti conoscono bene, con la consapevolezza che non avrei mai accettato un no. “Michael ne parliamo stasera con papà” mi ha detto.
Mio padre, un burbero intonacatore del sud dell’Inghilterra, oggi, proprio oggi, decide di tornare più tardi del solito. Questo pomeriggio è in assoluto il più lungo della mia breve vita. Sono impaziente, vado avanti e indietro per la casa, non riesco a studiare. Esco in cortile sperando di sentire il rumore della marmitta bucata della macchina di papà. Ho bisogno di un si, a tutti i costi. Io che sono nato in una città termale, nota per le corse con i cavalli andrò alle olimpiadi.
1976 – 1985 – Gran Bretagna, Cheltenham e Gloucester
La collina di Gloucester è la mia seconda casa da anni, quando non lavoro come imbianchino è qui che vengo a volare. Sono diventato veloce sugli sci, mi sono allenato tanto per lo slalom gigante ma non sono riuscito a qualificarmi con la nazionale olimpica. Forse la mia ipermetropia, forse il mio fisico poco atletico, tutti questi anni di allenamenti e sacrifici, tutte le discussioni con mio padre per i soldi che secondo lui ho buttato, ho fatto tutto, solo per partecipare alle Olimpiadi, ma ho fallito.
1986 – Stati Uniti – Lake Placid
La resa non è prevista!
La resa non è prevista! Ho raccolto fino all’ultimo centesimo e sono partito per allenarmi su una vera pista da sci, il mio obiettivo sono le Olimpiadi di Calgary tra 2 anni. Mi alleno tutto il giorno e sento la meta sempre più vicina, sono solo, non ho amici, non ho allenatori, non ho l’attrezzatura adatta ma vado avanti. Mentre saltello e cammino spedito avanti e indietro, aspettando la pubblicazione dei risultati e i convocati per Calgary, sento la neve fredda rompersi sotto i miei piedi. Eccoli! Mi precipito e sgomito per arrivare a leggere da vicino, sento altri atleti che mi insultano per la mia smania, arrivo lì davanti incurante di tutti, scorro…il mio nome non c’è, rileggo dal primo all’ultimo e non c’è! Non c’è!! Non c’è!!!
1986 – Stati Uniti – Lake Placid
“Vince sempre il più informato”
La resa non è prevista! Non ho soldi, non ho un allenatore, non ho l’attrezzatura, non ho amici ma ho la mia determinazione. Appesantito dal mio zainetto di delusioni spalo la neve, mi guadagno qualche spicciolo così, penso a quanta fatica ho fatto, alle rinunce, ai soldi spesi, ma non trovo vie di fuga. Riemergono dal passato i miei ricordi di scuola, il professor Bringman quando ci chiese cosa avremmo voluto diventare da grandi: Martin l’ingengere, Scott l’avvocato, Lucy la dentista, io…volevo solo partecipare alle Olimpiadi.
Il professore disse una frase che rimase scolpita nella mia memoria: “Ragazzi potete studiare molto, potete avere talento, potete avere i soldi ma sappiate che nella vita vince sempre il più informato!” Oggi comprendo finalmente le parole di Bringman, informato! Lui, uno sfigato insoddisfatto, coi suoi baffi e quel vestito marrone sempre pieno di macchie e l’improbabile desiderio di apparire felice, proprio lui deluso dalla vita, dal suo lavoro e dai suoi studenti, è stato in grado di dispensare il consiglio che mi ha cambiato la vita.
Lascio la pala e corro in biblioteca, spulcio tutti i regolamenti sportivi, telefono a vari comitati olimpici e dopo diversi giorni di studio scopro di avere ancora una chance! Il regolamento del Comitato Internazionale Olimpico permette a ogni paese di iscrivere almeno un rappresentante in ogni gara e la Gran Bretagna nella disciplina del salto con gli sci non ha un atleta da più di sessanta anni. Grazie Mr Bringman ovunque tu sia!
1986 – Stati Uniti – Lake Placid – ufficio di Chuck Berghorn –
“Era vecchio, non aveva mai saltato prima, indossava gli occhiali più spessi che avessi mai visto ed era grosso” C. Berghorn
A Lake Placid c’è un’organizzazione che fornisce supporto agli olimpionici del salto con gli sci e io sono un membro dello staff che, allevo cavalli e per divertimento alleno ogni tanto i saltatori. Mentre sistemo dei moduli mi arriva di fronte un ragazzotto con gli occhiali più spessi che avessi mai visto, grosso e mi chiede di allenarlo.
Non sto parlando di un’atleta, sto parlando di un folle che non è mai salito neanche a piedi su una pista di salto, è decisamente il più improbabile essere umano che si possa incontrare alle Olimpiadi. Mi supplica di aiutarlo per due ore mentre cerco in ogni modo possibile di farlo desistere: “ci vogliono almeno otto anni per imparare a saltare con gli sci!” – “Non hai alcun tipo di attrezzatura! Ti schianterai, rischi di romperti l’osso del collo!” – “rispetto agli altri atleti pesi 10 kg di più!” ma niente, qualunque parola io pronunci il sorriso di questo ragazzo e la determinazione del suo sguardo non vengono intaccati.
La sua personalità, quel sorriso stampato e il suo spirito magico mi danno la forza di accettare.
1987/1988 – Stati Uniti – Lake Placid
“I saltatori che si fanno male devono pensare, avere un cervello, ed Eddie proprio no” C. Berghorn
Chuck mi ha fornito l’attrezzatura: scarponi da sci un po’ grandi. Con cinque paia di calze ho risolto e un elmetto senza cinturino, ma mi sono arrangiato con uno spago! Purtroppo durante uno degli allenamenti mi è volato via e ho rotto la mascella, ma legandomi una sciarpa intorno alla testa ho potuto continuare gli allenamenti. Ho fatto amicizia con le altre squadre così gli italiani mi hanno regalato un casco nuovo e gli austriaci un bel paio di sci. Faccio circa sessanta salti al giorno e mi sono qualificato per le Olimpiadi di Calgary.
1988 – Canada – Calgary – XV Olympic Winter Games 14 febbraio
“Io che sono un incidente in attesa di accadere, per me non è importante partecipare, è essenziale farlo”
La sfiducia e le risate che leggo negli occhi delle persone che incontro sono come piume, si poggiano solo per pochi istanti. Sono concentrato, salgo in ascensore verso il trampolino K70, dall’alto vedo qualche bandiera inglese c’è gente che fa il tifo per me. Il vento ghiacciato mi sferza il viso ma non mi impedisce di sorridere e di salutare. Controllo la chiusura del casco e mi siedo, vedo tutti molto piccoli. Metto la maschera sopra gli occhiali spessi e spero non si appannino anche questa volta.
Sono eccitato, esistono un milione di motivi per non andare laggiù ma poi mi ricordo perché sono qui, io che sono un incidente in attesa di accadere, per me non è importante partecipare, è essenziale farlo…vado! Prendo velocità, fatico a non scompormi, l’adrenalina schizza, il cuore impazza sono 7 secondi il tempo che dura la discesa sulla rampa, si raggiungono circa le 70 miglia orarie. Sette secondi sembrano niente invece sono sufficienti a farmi appannare gli occhiali, sono sufficienti ad avere paura a pensare a tutte le volte che sono caduto e..ora…
…volo!
Amo questo attimo in cui gli sci si staccano dalla rampa, quando non sento più il rumore della neve ma solo il vento. È il momento più pericoloso, se mi scompongo ora è finita. L’adoro perché in questo istante finisce la mia paura. Perché ho combattuto contro chiunque per questo momento. Perché ricordo tutti i visi delle persone che non mi avrebbero voluto qui. Ricordo ogni sillaba di chi ha detto che non ci sarei mai riuscito. Ricordo i fallimenti e mi sento bene, perché non sono bello, non sono bravo, non sono come gli altri atleti. Però io sono il vero spirito olimpico e non ho più paura perché: io sono l’aquila e so volare.
Alle Olimpiadi di Calgary prese parte alla gara del trampolino normale K70 dove si classificò al 58º e ultimo posto con dei salti da 55 metri che gli fecero ottenere 69,2 punti (il penultimo concorrente ottenne 140,4 punti con salti da 71 e 68,5 metri, mentre il vincitore guadagnò 229,1 punti con salti di 89,5 m). A sorpresa partecipò anche alla gara del trampolino lungo K90 e anche in questa gara arrivò ultimo (55º posto) con 57,5 punti (salti da 71 m e 67 m), con amplissimi distacchi dalla penultima posizione (il canadese Todd Gilman saltò 96 e 86,5 m, ottenendo 110,8 punti) e dal vincitore (Nykänen con 224 punti e salti da 118,5 m e 107 m).
Il presidente del Comitato organizzatore, Frank King, celebrò gli sforzi di Edwards con queste parole: “In questi giochi, alcuni atleti hanno vinto la medaglia d’oro, alcuni hanno battuto dei record, e alcuni di voi hanno addirittura volato come un’aquila.” (fonte Wikipedia)
Quando tornò dal Canada, una folla di 10.000 persone si riunì ad Heathrow per accoglierlo. A Gloucester, tale era l’ondata della folla di sostenitori che, fu intrappolato in un minibus per diverse ore con un disperato bisogno di andare in bagno.
Per evitare il proliferare di altri Eddie Edwards nel 1990 il Comitato Olimpico Internazionale (CIO) istituì quella che divenne nota come la Regola di Eddie l’Aquila, che richiede per la partecipazione olimpica, di competere preventivamente in eventi internazionali e di essere collocato nel 30% degli atleti migliori oppure entro i primi 50 concorrenti.